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Cinema e Spiritualità: L'uomo che vide l'infinito

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 "Cinema e Spiritualità" 
"Lo scopo dell'arte consiste ... nell'arare e nel rendere soffice l'anima [dell'uomo] in modo che sia atta a rivolgersi al bene" (A.Tarkovskij)

Questo mese viene recensito il film "L'uomo che vide l'infinito" di Matt Brown 


E’ un biopic L’uomo che vide l’infinito, che riprende il libro omonimo di Robert Kanigel, nel quale è raccontata la biografia del matematico Ramanujan e dei suoi rapporti –fra il 1913 e il 1920- con i matetici e i docenti di Cambridge di quell’epoca: G.H. Hardy, John Littewood, Percy MacMahon, Bertand Russel.
Il film ha un fascino particolare legato alla figura del protagonista, studioso e mistico indiano, disposto al sacrificio fino a anteporre il suo matrimonio e la sua salute allo studio delle partizioni.


Leggi la recensione completa di Simonetta Salvestroni


Simonetta Salvestroni insegna Storia e Critica del Cinema presso la Facoltà di Lingue dell’Università di Cagliari. Da molti anni si occupa dei linguaggi dell’arte. A partire dal 1979 ha lavorato col semiologo russo Jurij Lotman. Ha curato, tradotto e introdotto i volumi Testo e contesto (Laterza 1980) e La semiosfera (Marsilio 1985) e ha scritto numerosi articoli su Lotman, Bachtin, la semiotica russa sulle riviste «Strumenti critici», «Intersezioni», «Alfabeta». Ha pubblicato nel 2000 il volume Dostoevskij e la Bibbia (Qiqajon), che è uscito anche in russo e nel 2004 in francese. Nel 2005 ha pubblicato il libro Il cinema di Tarkovskij e la tradizione russa (Qiqajon) e nel 2007 la sua traduzione russa, Il cinema di Dreyer e la spiritualità del Nord-Europa” ( Marsilio, Venezia 2011) e “Il cinema di Werner Herzog e la Germania (Archetipo libri, Bologna 2013).
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