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Lisa Cremaschi Padri Chiesa - Giustino

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Il seme del Logos è presente in ogni stirpe degli uomini
Il cristiano e le altre culture secondo Giustino

La buona notizia annunciata da Gesù si è subito incontrata e scontrata con l’ebraismo e il paganesimo. I discepoli del Signore annunciando l’evangelo a volte sono entrati in un dialogo fecondo con i giudei e con la cultura greco-romana, a volte hanno dovuto confutare le accuse loro rivolte, esporre la loro dottrina in termini comprensibili ai loro interlocutori, chiedere di non essere condannati prima ancora di essere ascoltati delineando una difesa – un’apologia – del cristianesimo.
Gli scritti degli apologisti cercano di rispondere a queste esigenze. Tra gli apologisti greci del II secolo emerge la figura di Giustino. Giustino nacque a Flavia Neapolis, l’antica Sichem, intorno al 100 d. C. in una famiglia pagana. Assetato di verità, si mise a frequentare le diverse scuole filosofiche del suo tempo: la stoica, la peripatetica, pitagorica. Si avvicinò per un certo tempo ai neoplatonici ma anch’essi non lo soddisfecero. Infine un giorno, mentre passeggiava solitario sulla riva del mare, incontrò un anziano che si mise a discutere con lui, criticò le arroganti pretese dei filosofi e lo invitò a mettersi alla scuola dei profeti, testimoni della verità ispirata da Dio nelle sante Scritture. Racconta Giustino: “Subito mi si accese un fuoco nell’anima e mi prese l’amore per i profeti e per quegli uomini che sono amici di Cristo. Rimeditando in me stesso le parole di quel vegliardo, riconobbi che questa era l’unica filosofia sicura e vantaggiosa. In tal senso e per questi motivi io sono filosofo” (Dialogo con Trifone 8,1-2). La ricerca della sapienza lo ha portato a riconoscere come vera filosofia (= amore per la sapienza) il cristianesimo. Divenuto cristiano, indossa il mantello che erano soliti portare i filosofi e inizia a viaggiare quale predicatore itinerante. Giunto a Roma verso il 140, su incarico della comunità cristiana, apre una scuola di catechesi dove insegna per lungo tempo, finché fu denunciato come cristiano e con altri sei discepoli fu processato e condannato alla decapitazione intorno al 165.
Qual’è per Giustino il rapporto tra cristianesimo e le altre religioni e culture? Anzitutto Giustino si definisce filosofo, indossa l’abito dei filosofi; già in questo mi sembra si possa vedere il riconoscimento del valore della ricerca umana, una ricerca che prepara a ricevere il dono della fede. L’anziano incontrato da Giustino gli aveva detto: “Ma prima di tutto prega che ti siano aperte le porte della luce: queste cose nessuno può comprenderle né vederle se Dio e il suo Cristo non gli consentono di capirle” (Dialogo con Trifone 3,3). Giustino, profondamente radicato nelle Scritture, riconosce la presenza di Cristo in ogni essere umano, in ogni cultura. Ogni uomo, in quanto creato da Dio, ha in sé “un seme del Logos”, “un seme della Parola”, perciò può cogliere qualcosa della verità. Il cristiano incontrando l’altro deve far emergere quel seme che è stato deposto in ogni uomo e che germoglia in ogni umana cultura. Con grande audacia il nostro autore giunge ad affermare: “Quelli che vissero secondo il Logos sono cristiani, anche se passarono per atei, come tra i greci, Socrate, Eraclito e altri simili; tra i barbari (= quelli che non parlano greco), Abramo, Anania, Azaria, Misaele, Elia e molti altri” (Apologie I,46,3). Quanti vissero prima di Cristo o quanti non conoscono Cristo poterono e possono intravedere la verità in modo oscuro, sui cristiani “risplende il Logos totale, Cristo fattosi presente tra noi in corpo, ragione e anima” (Apologie II,10,1). Giustino conclude: “Perciò quanto è stato espresso rettamente da chiunque, appartiene a noi cristiani” (Apologie II,13,4). Sono affermazioni che vanno intese nel loro contesto storico e culturale. Al cuore dell’annuncio evangelico deve restare la croce di Cristo, scandalo per i giudei e follia per i pagani (1Cor), ma ogni predicazione deve prendere sul serio l’incarnazione, l’uomo e la sua ricerca di Dio, deve risvegliare l’immagine di Dio impressa in ogni essere umano e, spesso, nelle sue opere. Dio è presente anche al di fuori del cristianesimo; Dio agisce nel cuore di tutti gli uomini e chi tiene nel cuore la Parola saprà riconoscere il seme della Parola sparso ovunque. Cristo non è estraneo a nessun popolo, a nessuna cultura.
Giustino, che era rimasto colpito dalla serenità con cui i pagani affrontavano il martirio e che è solidale con le vittime del potere di ogni tempo. Nei suoi scritti ricorda che non solo i cristiani, ma anche altri uomini di fede diversa furono odiati e uccisi. E Giustino stesso muore martire, testimoniando con il dono della vita che vale la pena di vivere e di morire per Cristo.

Per gli scritti di Giustino rinviamo a Gli Apologeti greci, a cura di C. Burini, Roma 1986 (solo le Apologie); Giustino, Dialogo con Trifone, a cura di G. Visonà, Milano 1988.

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