Clicca

Casati - 28 aprile 2013 V Domenica di Pasqua

stampa la pagina

At 14,20b-27
Ap 21,1-5a
Gv 13,31-33a.34-35

Il brano di Vangelo che oggi abbiamo ascoltato appartiene al capitolo tredicesimo del vangelo di Giovanni. Il capitolo tredicesimo inaugura quello che gli esegeti chiamano il libro della gloria, ha inizio il libro della gloria.
E, infatti, nella prima parte del nostro brano è dominante il verbo "glorificare". Dove sta dunque la gloria? Su chi Dio fa scendere la sua gloria? Quella gloria, segno della presenza di Dio nella Bibbia, che era nube nel deserto, nube che accompagnava il popolo, nube che abitava la tenda del convegno? Dove sta la gloria? Dove si è posata la gloria di Dio? "Ora" - dice Gesù - "il Figlio dell'uomo è stato glorificato": la gloria, la gloria di Dio è su di lui, sul Figlio dell'uomo. E il verbo è al passato, come a dire che è avvenuta già, in parte, la glorificazione. Ed è avvenuta "ora". Che cosa è successo? Se tu risali a ritroso a vedere che cosa è successo, se noi risaliamo a ritroso con le nostre vecchie categorie interpretative, secondo la comune accezione del termine "gloria", subiamo una sorta di "spaesamento". È la bellezza del Vangelo che non sta nell'ovvietà, ma disegna orizzonti nuovi e inediti. E ti porta fuori paese anche per quanto riguarda l'immagine della gloria. Subiamo uno spaesamento. Perché? Perché, che cosa ha fatto Gesù per essere glorificato? Si è alzato dalla cena, ha deposto la veste, ha preso un asciugatoio, se l'è cinto ai fianchi. E poi, gettata dell'acqua nella catinella, cominciò a lavare i piedi dei discepoli, ad asciugarli con l'asciugatoio con cui si era cinto. E alla fine ha detto: "Vi ho dato un esempio, perché come ho fatto io facciate anche voi". Che cosa è successo? Questo è successo. E che cosa ancora è successo? Ha dato il pane al traditore, a Giuda, e lui sapeva, sapeva che l'avrebbe tradito. C'è davvero da rimanere con gli occhi strabiliati. È uno spaesamento totale. Dove si accende la gloria di Dio? Non sugli uomini dei palchi, ma sul Figlio dell'uomo che come servo lava i piedi, sul Figlio dell'uomo che dà il pane del suo amore anche a colui che tradisce. Quando uno fa questo, si accende la gloria, riposa lì la gloria di Dio, la nube della sua presenza. E noi dove mettiamo la gloria? Per le vecchie strade mondane dell'ambizione, del prestigio, dell'esibizione o lungo le strade nuove del Vangelo? E dove mettiamo l'aureola della gloria? La diamo ai manichini vuoti che affollano i palchi umani o immaginiamo l'aureola, la gloria di Dio, dietro il capo di coloro che servono senza ambizione per il solo gusto di servire, dietro quelli che non si arrestano mai nel gesto della donazione, anche se non sono riconosciuti o sono perfino traditi? È la novità, è lo spaesamento del Vangelo. E allora capite la seconda parte del brano che oggi abbiamo ascoltato, dove Gesù dà come un testamento. "Ora me ne vado", dice "vi do un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi". Comandamento nuovo in che senso? Dove sta la novità del comandamento se già nell'Antico Testamento era scritto: "Ama Dio con tutto il tuo cuore" "e ama il prossimo come te stesso"? Dove sta la novità del comandamento di Gesù? Sta in quella piccolissima particella "come". "Amatevi come io vi ho amati". Amarci come Gesù ci ha amati. Amare non è la prerogativa dei cristiani: uomini e donne, fuori del cristianesimo -come non riconoscerlo?-, hanno dato prova di amore, prove luminosissime, inequivocabili di amore. Dove sta la novità del comandamento? Che cosa dovrebbe caratterizzarci come cristiani? Sta qui: che nel tuo amare tu hai davanti agli occhi, custodisci nella tua memoria il "come" ha amato Gesù: "Amatevi come io vi ho amati". Ma allora mi chiedo -lo chiedo prima di tutto a me stesso-: rimane limpida in me la memoria di come ha amato Gesù? Perché a quella memoria io sono chiamato ad ispirarmi. Pagine e pagine di Vangelo ci dovrebbero passare e ripassare nella memoria fino ad imprimere nel nostro cuore il modo di amare di Gesù. Allora la parola amore non sarà più vaga, prenderà una concretezza sconvolgente. "Vi ho lavato i piedi", dice Gesù "come ho fatto io, fate anche voi". Chinatevi a sollevare la stanchezza. Ho dato il boccone di pane a Giuda, non lasciatevi fermare dall'ingratitudine degli umani. Come io vi ho amati, così anche voi.
Fonte:sullasoglia
stampa la pagina



Gli ultimi 20 articoli