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Manicardi - 24 febbraio 2013 II Quaresima

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domenica 24 febbraio 2013
Anno C
Gen 15,5-12.17-18; Sal 26; Fil 3,17-4,1; Lc 9,28b-36


L’alleanza è il tema unificante delle letture odierne. Dio stipula un’alleanza con Abramo promettendo una discendenza numerosa a lui che era anziano e senza figli.
Qui l’alleanza è una promessa unilaterale di Dio a cui Abramo risponde con la fede (I lettura). Gesù è il Figlio che vive compiutamente l’alleanza con Dio: la preghiera è l’ambito della sua trasfigurazione, del suo farsi trasparenza alla presenza di Dio stesso. Le parole che Dio pronuncia indicano ai cristiani la via attraverso cui accedere all’alleanza e alla comunione con lui: ascoltare il Figlio (vangelo). Paolo pone l’accento sul compimento escatologico dell’alleanza stretta da Dio in Cristo e parla dell’attesa e della speranza della trasfigurazione dei loro corpi di miseria che i cristiani di Filippi nutrono (II lettura). Fede, speranza e preghiera sono elementi decisivi dell’apertura del credente all’azione trasformante di Dio.

Secondo Luca la trasfigurazione di Gesù avviene nel contesto della sua preghiera, nel mistero del suo colloquio intimo e indicibile con il Padre. “Mentre pregava, l’aspetto del suo volto divenne altro” (Lc 9,29): non un altro volto, ma un volto altro. La preghiera è per Gesù spazio di accoglienza in sé dell’alterità di Dio: se il volto è il luogo essenziale di cristallizzazione dell’identità, allora la preghiera incide sull’identità personale. Il divenire altro del volto di Gesù dice che ormai il suo volto narra l’invisibile volto di Dio. La preghiera agisce su colui che prega e fa emergere la sua identità profonda.

La preghiera è comunicazione di Dio a Gesù mediata dalla “conversazione” di Mosè e Elia con Gesù stesso. La successione “Mosè ed Elia” rispecchia l’espressione “Mosè e i Profeti” che in Luca indica la Scrittura, la Torah e i Profeti (cf. Lc 16,29.31; 24,27). Ovvero, la preghiera di Gesù appare essere essenzialmente ascolto della Parola di Dio attraverso la Scrittura, ma un ascolto che diviene conversazione con chi è vivente in Dio, una vera e propria esperienza di comunione dei santi. La Parola di Dio, che è luce sui passi dell’uomo, trasmette luce e illumina chi la ascolta (cf. Lc 9,29). Del resto, “ascoltare” significa far abitare l’altro in noi, farsi dimora dell’altro.

Nella preghiera Gesù trova conferma al proprio cammino, ormai orientato verso la passione, morte e resurrezione (cf. Lc 9,22), e lo coglie in continuità con la storia di salvezza condotta da Dio con il suo popolo: in effetti, Mosè ed Elia parlavano con lui del suo “esodo” (Lc 9,31 letteralmente) che avrebbe compiuto a Gerusalemme. Non a caso, poco dopo, si specifica che Gesù rivolgerà con risolutezza il suo volto e i suoi passi verso Gerusalemme (cf. Lc 9,51). La preghiera illumina e orienta le decisioni esistenziali. L’ascolto della Parola di Dio e la preghiera, mentre confermano Gesù nel suo essere Figlio in rapporto al Padre, gli danno forza per affrontare l’ostilità degli uomini. La sua solitudine (“Gesù restò solo”: Lc 9,36) è segno della risolutezza di colui che vive la comunione con il Padre.

La maniera in cui i discepoli riescono a vedere la trasfigurazione di Gesù è la vigilanza, la lotta contro il sonno che appesantisce il corpo e toglie lucidità. E si assiste anche al mutamento dei discepoli che passano da un parlare insensato (Pietro che “non sapeva quello che diceva”: v. 33), all’ascolto (“Ascoltate lui”: v. 35) e infine al silenzio (“Essi tacquero e non annunciarono niente a nessuno”: v. 36). È il silenzio che custodisce il mistero dell’evento a cui hanno assistito.

Come David non poté costruire una dimora per il Signore, ma il Signore fece per lui una casa, cioè gli diede una discendenza, anche Pietro viene smentito nel suo desiderio di costruire tende per Gesù, Mosè ed Elia e si trova ad abitare la nube che lo avvolge. Intesa spesso dai Padri della chiesa come riferimento allo Spirito santo, ma anche alla Scrittura (così Pietro da Celle nel XII sec.), la nube che avvolge Pietro indica il necessario entrare nella Scrittura e lasciarsi abitare dallo Spirito per ascoltare il Signore ed entrare nella comunione con lui.


LUCIANO MANICARDI
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