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Visualizzazione dei post da aprile, 2011
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Non abbiate paura - Storia di un papa (Giovanni Paolo II)

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II domenica di Pasqua (Luciano Manicardi)

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domenica 1° maggio 2011 At 2,42-47; Sal 117; 1Pt 1,3-9; Gv 20,19-31 La fede : questo il tema unificante le tre letture. Il vangelo, che presenta il passaggio alla fede dell’incredulo Tommaso, proclama la beatitudine di chi crede senza vedere (cf. Gv 20,27-29); la prima lettura parla dei componenti della comunità cristiana come “coloro che avevano creduto” (At 2,44); la seconda lettura definisce i cristiani come “coloro che amano Gesù e credono in lui senza vederlo” (1Pt 1,8). Frutto della resurrezione di Cristo è la  chiesa  che viene presentata negli Atti degli apostoli nelle sue quattro note fondamentali: l’insegnamento degli apostoli (predicazione, catechesi, insegnamento); la comunione (dei beni materiali ma anche spirituali); la  fractio panis  (l’Eucaristia); le preghiere (At 2,42). In particolare, i cristiani sono coloro che perseverano  in queste realtà costitutive della chiesa: la vita cristiana non è l’avventura di una stagione o di un momento, ma un itinerario che

II Domenica di Pasqua A

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I segni del risorto È possibile abbandonare i sepolcri? Riuscire, in qualche modo, a dare corpo alla speranza dell’annuncio di Gesù risorto? Abbiamo appena celebrato i grandi giorni della Pasqua, una festa che si è prolungata per otto giorni. In questa giornata, nel passato, ad una settimana dalla grande notte, i neo-battezzati deponevano le vesti bianche ricevute per indicare la loro nuova dignità. È la domenica  in albis , in bianco. Sembra una storia a lieto fine: il crocefisso è risorto, il dolore è superato, lui non è più prigioniero della morte. Magnifico. Bel finale. Un applauso. Il problema è che ci sono molte sorelle, molti fratelli, che hanno saputo dell’evento, che hanno udito l’annuncio, che sono stati raggiunti dalla grande novità. Ma che sono ancora nel dolore: la resurrezione, se c’è stata, non li ha raggiunti. Gesù è risorto, certo. Buon per lui. Non ditelo a Tommaso.

II Domenica di Pasqua (don Claudio Doglio)

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Pasqua del Signore (omelia di Enzo Bianchi)

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Bose, 24 aprile 2011 Matteo, 28,1-10            l'omelia di ENZO BIANCHI, priore di Bose Carissimi, con questa veglia siamo giunti alla pienezza del triduo pasquale, al terzo giorno, al «tutto è compiuto» (cf. Gv 19,30), un «tutto è compiuto» cantato dal Cristo vivente e glorioso, risorto per sempre, un «tutto è compiuto» cantato dalla chiesa, da coloro che hanno seguito Cristo e che lo acclamano  Kýrios , Signore. La lunga veglia, in cui abbiamo ascoltato le sante Scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento, ci ha permesso di contemplare la storia della salvezza, l’azione di Dio, dall’in-principio fino al compimento delle sue promesse in Cristo. Questa veglia ha soprattutto uno scopo: farci comprendere la Pasqua, la resurrezione, e renderci partecipi di questo mistero, il mistero della vittoria di Dio sulla morte, del «Dio» che «è amore» (1Gv 4,8.16) sulla morte. Perché solo di questo noi terrestri abbiamo bisogno: di poter credere che l’amore che a

Venerdì santo (omelia Enzo Bianchi)

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Bose, 22 aprile 2011  ora nona     Giovanni 18,1-19,37 ascolta:  l'omelia di ENZO BIANCHI, priore di Bose Ieri sera, all’inizio del triduo pasquale, nel memoriale della cena del Signore, abbiamo cercato di cogliere il segno dell’eucaristia e il segno che ne è l’ermeneutica giovannea, la lavanda dei piedi: segni che volevano essere una risposta di Gesù al Padre e agli uomini attori di quella vicenda di passione e di morte. Abbiamo compreso maggiormente che quell’« eukaristésas » (Mc 14,23; Mt 26,27; Lc 22,17.19; 1Cor 11,24), quel ringraziamento, e quell’« euloghésas » (Mc 14,22; Mt 26,26), quel benedire, erano in Gesù l’«amen», l’amen del testimone fedele, come significativamente definirà Gesù l’Apocalisse, scrivendo con audacia: «Così parla l’Amen, il Testimone fedele» (Ap 3,14), termini ormai cristologici, che confessano l’identità di Gesù a partire proprio dalla sua passione e morte. Un amen, un sì pronunciato da Gesù con tutta la vita; un amen che dice s

Omelia Domenica di Pasqua (Padre Carlo Moro)

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Omelia Domenica di Pasqua tenuta da Padre Carlo Moro, agostiniano scalzo, Priore del Santuario della Madonnetta di Genova durante la Messa di domenica 24 aprile 2011 alle ore 11.

Pasqua: bisogna credere l'incredibile (Enzo Bianchi)

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La Stampa , 24 aprile 2011  Oggi i cristiani di tutte le confessioni celebrano il mistero fondante la loro fede: la risurrezione di Gesù Cristo dai morti. Per una rara coincidenza di calendario lo celebrano nello stesso giorno, ma non “insieme”, perché lo scandalo della divisione tra i cristiani continua a offuscare la luminosità della loro testimonianza. Ma questa celebrazione concomitante dà comunque maggior visibilità al segno di speranza che essa rappresenta soprattutto per i cristiani più provati nel vivere la loro fede:, è balsamo per le loro sofferenze. Pensiamo alle minuscole comunità cristiane in Libia, all’esigua minoranza pakistana ferita dall’assassinio del ministro cattolico che la difendeva, alle ostilità che patiscono molte comunità in Cina e in Vietnam, alle violenze sociali che non risparmiano i cristiani in Costa d’Avorio e in Nigeria, o ancora ai discepoli di Cristo in Iraq, minacciati e tentati all’esilio, o a quei pochi presenti in Giappone, accanto ai loro co

Pasqua di Resurrezione (Luciano Manicardi)

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domenica 24 aprile 2011 Anno A At 10,34.37-43; Sal 117; Col 3,1-4; Gv 20,1-9 L’evento della resurrezione di Gesù è presente nelle tre letture nelle forme della  narrazione  (vangelo), dell’ annuncio  (I lettura) e della  parenesi  (II lettura). La  narrazione  mostra il  divenire della fede pasquale , il suo carattere dinamico che comporta l’ingresso nel mistero divino attraverso le evidenze di morte costituite dalle bende e dal sudario che avvolgevano la salma e dal sepolcro in cui essa era stata deposta (vangelo). L’ annuncio  svela il  carattere dinamico della storia di salvezza  che nella resurrezione di Gesù trova un punto culminante, ma non conclusivo: essa non chiude la storia bensì la orienta in modo totalmente rinnovato. Ora, al’annuncio profetico segue l’annuncio e la testimonianza apostolica nei tempi della chiesa (I lettura). La  parenesi  mostra il  carattere dinamico della vita del battezzato : con il battesimo il cristiano è innestato nella morte e resurrezione d

Giovedì santo (omelia di Enzo Bianchi)

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Bose, 21 aprile 2011      Giovanni 13,1-15     1Corinti 11,23-32            in Coena Domini ascolta :  l'omelia di ENZO BIANCHI, priore di Bose Carissimi, questa sera siamo commensali alla tavola del Signore, la nostra comunità, le nostre sorelle di Cumiana, le sorelle della chiesa etiopica copta che sono con noi, e voi amici e ospiti. Siamo tutti invitati dal Signore per celebrare la Pasqua, la Pasqua in cui il Signore è passato da questo mondo al Padre (cf. Gv 13,1), la Pasqua in cui il Signore ha voluto riassumere tutta la sua vita, per quanto umanamente possibile, in due gesti accompagnati da pochissime parole. Il gesto della lavanda dei piedi, che noi ricorderemo dopo questa omelia, come gesto che narra l’azione di Gesù, non l’azione di chi presiede, ma l’azione, l’atteggiamento di Gesù nei confronti dei suoi discepoli, dunque nei nostri confronti. Un gesto che è un invito a che noi ci laviamo i piedi gli uni gli altri, ma un gesto che trova il suo cano

Omelia Veglia Pasquale (Padre Carlo Moro)

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Omelia della Veglia Pasquale tenuta da Padre Carlo Moro, agostiniano scalzo, Priore del Santuario della Madonnetta di Genova durante la Messa di sabato 23 aprile 2011.

La Risurrezione, una realtà fattuale di questo mondo (A.Tornielli)

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Che credibilità hanno i brani evangelici che ci raccontano della resurrezione di Gesù? «Gli stessi documenti, le stesse testimonianze storiche che hanno narrato i fatti di Gesù non si fermano alla sua morte», ha scritto l’abate Giuseppe Ricciotti, autore di un’insuperata vita di Gesù, «ma con la stessa autorevolezza e col medesimo grado d’informazione di prima proseguono a narrare una resurrezione e una seconda vita di lui. Ciò è più che sufficiente perché coloro che non ammettono la possibilità del soprannaturale – e non soltanto i moderni, ma anche gli antichi (cfr. Atti 17,32) – respingano senz’altro tutt’intera questa seconda parte del racconto evangelico. Facendo ciò questi negatori si mostrano logici, dati i principii filosofici da cui essi partono: ma l’importanza è di mettere bene in rilievo che essi sono determinati alla negazione solo e unicamente da quei principii filosofici, non già da deficienze o dubbiezze di documenti».

Isaia e la rugiada di luce (G.Ravasi)

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La morte della morte nelle profezie dell'Antico Testamento Nel suo volume Gesù di Nazaret. Dall'ingresso a Gerusalemme fino alla risurrezione, dedicato alle ultime ore terrene di Cristo anzi, all'Ora per eccellenza come l'evangelista Giovanni definisce la passione e la morte, ma anche la risurrezione, Joseph Ratzinger-Benedetto XVI ha usato spesso una sorta di prisma ottico interpretativo, quello della profezia anticotestamentaria. A essa rimandano sia lo stesso Gesù per illuminare le vicende che egli sta vivendo, sia la Chiesa delle origini per decifrare il senso ultimo di quegli eventi. È noto che uno dei paradigmi ermeneutici capitali è, al riguardo, il celebre quarto canto del Servo del Signore (Isaia, 52, 13 - 53, 12) che domina nella redazione evangelica e nello stesso libro del Papa. Noi ora, molto liberamente, vorremmo proporre la rilettura di un altro passo isaiano, anch'esso riconducibile a quelle sezioni dello scritto in cui è all'opera un profe

Per una grammatica del perdono (G.Ravasi)

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di Gianfranco  Ravasi, L'Osservatore Romano 21.4.11 Un atto che trascende la semplice etica razionale   «Dio vi perdoni, io non posso»: così avrebbe dichiarato Elisabetta I (1533-1603) alla contessa di Nottingham, stando almeno alla  History   of  England under the House  of  Tudor (1754-62) del filosofo e storico David Hume. Un concetto che sarebbe stato formalizzato in un assioma nel suo Saggio sulla critica (1711) dal poeta inglese Alexander Pope: «Errare è umano, perdonare è divino». Certo, un’altra Elisabetta, regina di Francia (1545-1568), aveva applicato a se stessa l’impegno, facendo incidere sul suo anello il motto: «Oblio delle offese. Perdono delle ingiurie». Una ben attestata concezione, tuttavia, assegna a Dio il compito primario di perdonare, riconoscendo così che si tratta di un atto trascendente la semplice etica razionale. Potremmo a lungo percorrere le vie teologiche e cristologiche del perdono, giacché questa realtà è nel cuore stesso del messaggio cr

Domande della Via Crucis (Gianfranco Ravasi e Massimo Cacciari)

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Il confronto tra il cardinal Giancarlo Ravasi e il filosofo Massimo Cacciari. Due riflessioni sulla Via Crucis, scritte per  Avvenire . Una parabola che dalla Spagna del ’400 giunge fino a noi Nella memoria visiva di tutti la Via Crucis ha, come riferimento emblematico, l’evento serale che, ormai da anni, il Venerdì santo si celebra al Colosseo, con la presenza del Papa, sotto i riflettori della televisione. Pochi, però, sono a conoscenza del fatto che le «stazioni» che costellano quell’anfiteatro romano furono insediate il 27 dicembre 1750 da un frate minore francescano , il ligure san Leonardo da Porto Maurizio (1676-1751). Egli era stato per oltre quarant’anni il predicatore più acclamato d’Italia, che percorreva in lungo e in largo con le sue «missioni» (ne tenne 343), e spesso suggellava questi corsi di predicazione popolare con l’erezione di una Via Crucis (ne istituì ben 572!) dando impulso a una pratica devozionale che risaliva ai secoli precedenti. Il primo a cod

TV2000 Il Vangelo nell'Arte - Giovedì Santo

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Silenzio di Dio, silenzio dell'uomo (Enzo Bianchi)

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Può apparire paradossale parlare del sabato santo perché per i cristiani è un giorno contrassegnato dal silenzio, un giorno che potrebbe apparire “tempo morto”, svuotato di senso. Anche i vangeli tacciono su questo “grande sabato”: il racconto della passione di Gesù si arresta alla sera del venerdì, all’apparire delle prime luci del sabato e riprende solo con l’alba del primo giorno della settimana, il terzo giorno, appunto. Giorno vuoto, dunque? Nella tradizione cristiana occidentale, il sabato santo è l’unico giorno senza celebrazione eucaristica, l’unico giorno restato “aliturgico”, senza celebrazioni particolari: tacciono le campane, non ci sono fiammelle accese nelle chiese spoglie, né canti… Anche la preghiera dei cristiani si fa silenziosa ed è carica soprattutto di attesa: attesa di ciò che muterà profondamente ogni cosa, ogni storia. Certo, sappiamo bene che la Pasqua è un evento avvenuto ephápax , “una volta per tutte”, il 9 aprile dell’anno 30 della nostra

Veglia Pasquale (Luciano Manicardi)

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sabato 23 aprile 2011 Anno A Gen 1,1-2,2; Gen 22,1-18; Es 14,15-15,1; Is 54,5-14; Is 55,1-11; Bar 3,9-15.32-4,4; Ez 36,16-17a.18-28; Rm 6,3-11; Sal 117; Mt 28,1-10  Questa veglia, “madre di tutte le sante veglie” è così importante “che da sola potrebbe appropriarsi, come nome proprio, il nome comune delle altre veglie” (Agostino). I canti e i gesti liturgici, la proclamazione e l’ascolto delle letture bibliche, l’Eucaristia, i battesimi eventualmente celebrati, concorrono a fare di questa notte una notte radiosa, illuminata come il giorno (“ nox sicut dies illuminabitur ”: Sal 139,12 secondo la Vulgata) perché riflesso della luce pasquale. È la “notte veramente gloriosa” cantata nel preconio pasquale. Il carattere dossologico della veglia è espresso dall’abbondante messe di letture bibliche, in particolare dalle sette letture tratte dal Primo Testamento che consentono di meditare rispettivamente sulla creazione , con al suo centro la creazione dell’uomo e la

Omelia del Venerdì Santo (22-04-2011) Monaci Benedettini Silvestrini

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Silenti nell'attesa La chiesa oggi ci conduce ai piedi della croce. Assume e realizza il mandato di predicare al mondo Cristo, e Cristo Crocifisso. L'umanità intera è invitata a prostrarsi, ad adorare il mistero, a comprendere, per quanto ci è dato dalla fede, l'immensità del dono e tutta la gravità del male. Siamo invitati a vedere con umana e divina sapienza la croce di Cristo, ma anche le nostre croci: oggi il confronto è urgente se non vogliamo restare schiacciati dai nostri pesi. Abbiamo bisogno di illuminare di luce divina le vicende più tristi della nostra umana esistenza. Sorbire la luce della croce significa dare un senso, scoprire le finalità arcane e rivelate della sofferenza che ci accompagna, significa andare oltre le umane considerazioni che sappiamo fare con la nostra limitata intelligenza sul dolore, sul dolore dell'innocente, sulle vittime dei giudizi e dei pregiudizi umani. Dobbiamo confrontare e sovrapporre le nostre croci a quelle di Cristo pe

Buona notizia per i peccatori (Enzo Bianchi)

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Giorno severo è il Venerdì santo per i cristiani, ricorrenza percepita come l’”antifesta”, giorno ancora capace di isolare tragicamente la passione e la morte di Gesù rispetto alla sua risurrezione. Quando i cristiani vanno al loro Signore, sempre sono ricondotti all’unico evento della passione-morte-risurrezione, ma oggi è la passione culminata nella morte che è meditata, pensata, celebrata: è la croce che domina  con la sua ombra la liturgia e che con il suo imporsi rimanda alla risurrezione solo come speranza, come attesa. Singolarità della fede cristiana l’avere come annuncio centrale il Signore crocifisso e individuare nella crocifissione di Gesù di Nazaret il racconto più epifanico di Dio. Cosa ricordano oggi i cristiani? Ricordano che il venerdì 7 aprile dell’anno 30 della nostra era a Gerusalemme, città santa e cuore della fede ebraica, Gesù di Nazaret – un rabbi e profeta della Galilea che aveva destato attorno a sé un movimento e che trascinava dietro di sé una piccola c

Venerdì santo (Luciano Manicardi)

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venerdì 22 aprile 2011 Anno A Is 52,13-53,12; Sal 30; Eb 4,14-16; 5,7-9; Gv 18,1-19,42 La passione e la morte di Gesù possono essere colte come  mistero di   obbedienza . Il Servo annunciato da Isaia si sottomette alle violenze di coloro che lo conducono a morte restando fedelmente attaccato al suo Signore (cf. Is 50,7); sigillo di questa forza e di questa obbedienza è il suo silenzio  (I lettura). L’evento pasquale, fonte di salvezza universale, è visto come mistero di obbedienza del Figlio al Padre che gli consente di affrontare sofferenze e morte divenendo causa di salvezza per quanti obbediranno a lui. Questa obbedienza è sostenuta dalla  preghiera  intensa e drammatica del Figlio (II lettura). La passione e morte viene letta da Giovanni come compimento, come obbedienza alle Scritture che contengono la volontà di Dio, come compimento dell’amore per Dio e per gli uomini e della missione ricevuta dal Padre. L’obbedienza di Gesù traspare dalla sua  coscienza  lucida degli even

Sette parole nella solitudine del mistero (Inos Biffi)

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In ascolto di Gesù durante le ultime ore della sua vita terrena Gli evangelisti hanno raccolto e ci hanno trasmesso alcune parole di Gesù sulla croce. Sono un lascito prezioso: al loro ascolto, riusciamo a entrare un poco nell'animo di Gesù, mentre nella solitudine, unicamente colmata dalla presenza del Padre, egli consuma il mistero della sua morte redentrice. La prima parola che ascoltiamo è quella del perdono per quanti lo hanno crocifisso e, vociando ai piedi della croce, lo deridono e lo oltraggiano: "Padre, perdona loro, poiché non sanno quello che fanno" (Luca, 23, 34). Ma Gesù quel perdono lo implora come grazia per tutta l'umanità. Il suo sangue è "versato per la moltitudine" (Matteo, 26, 28). Nessuno è stato o sarà mai salvato, se non per il sacrificio del Calvario. Anzi, secondo il sorprendente disegno divino tutti gli uomini sono stati creati per essere redenti e ricreati dall'amore misericordioso.

Auguri di Pasqua 2011 (don Claudio Doglio)

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Pasqua 2011 e notizie Convegno Ecumenico (Monastero di Bose)

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PASQUA 2011 Signore, noi ti glorifichiamo! Per noi hai patito la croce, volontariamente; noi ti adoriamo, Salvatore onnipotente, non rigettarci lontano dal tuo volto, ma salvaci con la tua resurrezione, amico degli uomini. liturgia bizantina      "Il Signore è Risorto!  E' veramente Risorto!"   con l'augurio fraterno della pace e della luce pasquale! Enzo Bianchi, priore e la comunità di Bose ______________     XIX Convegno Ecumenico Internazionale di spiritualità ortodossa LA PAROLA DI DIO NELLA VITA SPIRITUALE Bose, 7-10 settembre 2011 in collaborazione con le Chiese Ortodosse www.monasterodibose.it  

DOMENICA DI PASQUA RESURREZIONE DEL SIGNORE

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È vivo Continuiamo a cercare il crocefisso, non ci sono santi. Pensiamo davvero che Dio ami essere imbalsamato. Ci crediamo e finiamo con l’adeguare la nostra vita e la nostra pastorale alla tragica logica dell’imbalsamazione. Come se Dio amasse essere venerato come una mummia. O in un mausoleo. È pia e devota la fede delle donne che, il giorno dopo il sabato, vanno a completare ciò che non sono riuscite a fare quel tragico venerdì. Cercano il loro Maestro, drammaticamente travolto dagli eventi. Lo cercano con disperazione e rassegnazione. Vogliono restituire una parvenza di dignità a quell’uomo che hanno amato e seguito. Che le ha amate e istruite. Illuse. Dio è già altrove. Risorto.

Pasqua di Resurrezione (Giancarlo Bruni)

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Giancarlo Bruni,   (1938) appartiene all'Ordine dei Servi di Maria e nello stesso tempo è monaco della Comunità ecumenica di Bose. Risiede un po’ a Bose e un po’ all’eremo di San Pietro alle Stinche (FI). «Vide e credette» 24 aprile, Pasqua di Resurrezione: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto». 1° maggio, Seconda Domenica di Pasqua o Domenica della Divina Misericordia: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». 1. La resurrezione di Gesù è un «evento» la cui «origine» e la cui «acquisizione» sono detti in termini sintetici in Romani 10,9: «Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo». La resurrezione appartiene dunque alla categoria dell’evento: essa è una rivelazione la cui origine è in Dio e il cui ap

Gesù esorcista (don Claudio Doglio)

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Giovedì santo (Luciano Manicardi)

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Anno A Es 12,1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15 Memoria della liberazione pasquale dall’Egitto, la prima lettura è anche profezia della Pasqua messianica, della salvezza che Cristo otterrà per l’umanità con il suo sangue; è durante un banchetto pasquale che Gesù compie il segno del dono della sua vita anticipando gli eventi della sua passione e morte, e Paolo, nella seconda lettura, riporta la tradizione delle parole e dei gesti eucaristici che anch’egli ha ricevuto e che i cristiani celebreranno “finché il Signore venga” (1Cor 11,26); il gesto con cui Gesù, secondo il quarto vangelo, depone le sue vesti e si china per lavare i piedi ai discepoli, è annuncio e prefigurazione della deposizione della vita che Gesù attuerà sulla croce.

Una vita data liberamente e per amore (Enzo Bianchi)

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Con il tramonto del giovedì santo ha inizio il triduo pasquale, quei giorni “santi”, distinti dagli altri, in cui noi cristiani meditiamo, celebriamo, riviviamo il mistero centrale della nostra fede: Gesù entra nella sua passione, conosce la morte e la sepoltura e il terzo giorno è risuscitato dal Padre nella forza di vita che è lo Spirito santo. Ma questo evento della passione di Gesù era dovuto al caso o a un destino che incombeva su Gesù? Perché Gesù ha conosciuto una condanna, la tortura e la morte violenta? Sono domande cui si deve dare una risposta se si vuole cogliere e conoscere in profondità il senso della passione. Ma sono gli stessi Vangeli che vogliono fornirci questa risposta testimoniando gli eventi di quei giorni pasquali dell’anno 30 della nostra era. Infatti Gesù, proprio per manifestare ai discepoli che entrava nella passione assumendola come un atto, non costretto dal fato e neppure per la casualità di eventi a lui sfavorevoli, anticipa con un mimo, con un gesto s

Risurrezione del Signore (don Claudio Doglio)

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Omelia Domenica delle Palme (don Claudio Doglio)

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La chiesa di   Stella   Maris   è un edificio religioso del comune ligure di Albisola Superiore, in provincia di Savona. L'edificio è situato in quello che un tempo era il borgo di pescatori di Albisola, chiamato ancora oggi Albisola Capo, in prossimità della spiaggia. Caratteristiche L'edificio venne eretto alla fine del XIX secolo in sostituzione di una chiesa più antica e piccola, ancora oggi esistente nelle vicinanze seppur trasformata in cinema-teatro. L'edificio attuale, sede parrocchiale... —       |   approfondisci »   Omelia della Domenica delle Palme tenuta da don Claudio Doglio durante la messa delle ore 11,30 nella parrocchia Stella Maris di Albisola Superiore .

"Il senso della Pasqua per chi non crede" di C. M. Martini

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Mentre il Natale suscita istintivamente l’immagine di chi si slancia con gioia (e anche pieno di salute) nella vita, la Pasqua è collegata a rappresentazioni più complesse. È la vicenda di una vita passata attraverso la sofferenza e la morte, di un’esistenza ridonata a chi l’aveva perduta. Perciò, se il Natale suscita un po’ in tutte le latitudini (anche presso i non cristiani e i non credenti) un’atmosfera di letizia e quasi di spensierata gaiezza, la Pasqua rimane un mistero più nascosto e difficile... La domanda che mi faccio è: che cosa dice oggi a me, anziano, un po’ debilitato nelle forze, ormai in lista di chiamata per un passaggio inevitabile, la Pasqua? E che cosa potrebbe dire anche a chi non condivide la mia fede e la mia speranza?... Leggi l'articolo completo:  Avvenire

Frutto della giustizia la pace (Enzo Bianchi)

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frutto della giustizia la pace nell'ambito de la storia in piazza incontro con Enzo BIANCHI Quando:  16 aprile 2011 Orario:  Dalle ore 17.00 alle ore 18.30 Dove: Palazzo Ducale - Sala Maggior Consiglio Prezzi:  ingresso libero Su internet:   www.lastoriainpiazza.it  Telefono:  010 5574064/ 65 Email: biglietteria@palazzoducale.genova.it  Organizzatori: Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura Il legame inscindibile tra pace e giustizia nelle parole del priore di Bose. Partecipa Edgardo Loewy. Video Audio

Enzo Bianchi: l'amore è più forte del male; questa è la Pasqua

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1.  Quaresimale 2011 di Enzo Bianchi (Download:Pastorale) 2.  Lectio divina di Enzo Bianchi, priore di Bose (Download:Pastorale) 3.  Rivedi e riascolta il Quaresimale in Cattedrale con Enzo Bianchi (Video/Eventi) «L'amore è più forte del male e della morte. Questa è la Pasqua e prepariamoci a viverla così perchè è l'evento decisivo per l'umanità». Con questo invito di Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose, si sono chiusi ieri sera nel Duomo di Piacenza i Quaresimali, i giovedì di meditazione e preghiera in preparazione della Pasqua. E' la seconda volta che il priore Bianchi tiene una meditazione a Piacenza sul tema "Liberaci dal male". La prima nel maggio del 2008, in Sant'Antonino, nell'ambito del Festival della Teologia. Di fronte ad una cattedrale gremita, con la presenza anche di molti giovani, Enzo Bianchi ripropone, aggiornandola con un nuovo itinerario, la sua riflessione,  dopo l'introduzione alla preghiera d

Gesù taumaturgo (don Claudio Doglio)

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La Passione nei quattro Vangeli (Michel Berder)

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Ognuno dei quattro Vangeli contiene un racconto dettagliato della passione di Gesù. Confrontando le quattro versioni compaiono punti in comune che fanno pensare ad uno schema narrativo di base. Eppure, ogni testo possiede la sua originalità, sia sul piano letterario sia su quello teologico. Cerchiamo di rintracciare a poco a poco i tratti comuni e le differenze. L’analisi paziente ci farà scoprire la ricchezza della riflessione delle prime comunità cristiane su queste scene a lungo meditate. La prima caratteristica di questi capitoli è il posto primario che la Passione occupa negli scritti evangelici. Il numero dei versetti dedicati al ricordo degli ultimi giorni di Gesù a Gerusalemme è impressionante, rapportato alla lunghezza dei singoli Vangeli. Di più, questo racconto è alla fine di ogni percorso, e ciò dà ai quattro Vangeli l'aspetto di un racconto della Passione e Risurrezione preceduto da una lunga introduzione. Cronaca di una morte annunciata Tutti gli astanti che

L’origine della pasqua (Giuseppe Dell’Orto)

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Il termine «Pasqua» La Pasqua, festa centrale per Israele, ha un divenire storico assai complesso e in vari punti ancora oscuro. Ciò è dovuto alle varie santificazioni che si sono sovrapposte lungo i secoli. Vogliamo qui ripercorrere brevemente l'origine, a cominciare dal nome «Pasqua». Il termine deriva dalla parola ebraica  pesah  (da cui  Pascha-Pasqua ), la cui radice corrispondente è  psh  che compare in tre passi fondamentali dell'Esodo: 12,13 (P); 12,23.27 (J). Oltre a questi testi «classici» troviamo la medesima radice in Is 31,5, dove, secondo il contesto, sembra avere il significato di «risparmiare», e anche in I Re 18,21.26 nel significato di «saltellare, zoppicare». Allo stato attuale della ricerca non si è ancora trovata una spiegazione etimologica che metta d'accordo gli studiosi. E così si è pensato di trovare una relazione del verbo  psh  con il verbo assiro-babilonese  pasahu  che significa «riconciliare (la divinità), renderla propizia». In questo



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